mercoledì 30 gennaio 2013

IL GNOCCO SBAGLIATO DI DAVIDE PAOLINI


Il Gnocco del Gastronauta
di Luca Bonacini
Gran Maestro 
Confraternita del Gnocco d'Oro




Il Gastronauta al secolo Davide Paolini, romagnolo nel carattere, globetrotter per scelta. Rifiuta etichette quali giornalista, esperto, enogastronomo, e si definisce Gastronauta (marchio registrato con linea di prodotti e portale www.gastronauta.it), promotore di un movimento di tendenza di cultura materiale. Alle spalle anni di attività nel marketing communication in Benetton – compreso un periodo in Formula 1 – poi in una sua azienda. E’ autore di quattro provocatorie mostre sul tema: “il cibo d’arte, l’arte del cibo”, costituite da istallazioni artistiche da lui create. Editorialista del Sole 24 Ore di Food & Wine dal 1983, conduttore della seguitissima trasmissione Il Gastronauta su Radio 24, collaboratore di Panorama e Vanity Fair, ha scritto molti libri tra cui: “I luoghi del gusto” (Baldini e Castoldi), Bibbia del marketing gastronomico, Guida agli itinerari dei formaggi d’Italia, Cibovagando, Guida ai ristoranti del Sole 24 Ore, La garzantina dei prodotti. Vanno riconosciuti a Davide Paolini grandissimi meriti in questi anni di intensa attività editoriale, giornalistica e nelle vesti di detective del gusto, sempre con la valigia in mano alla ricerca di eccellenze italiche semi sconosciute. Decisamente un entusiasta del gnocco a leggere i suoi appunti di viaggio, ma il ruolo che esercitiamo di tutela del Gnocco Tradizionale Modenese ci impone di registrare alcune lacune nella composizione della ricetta della pietanza modenese che ha pubblicato nei suoi volumi: compare infatti il lievito ingrediente che non è presente nella ricetta originale, e si evidenzia l’assenza dello strutto, elemento per friggere assolutamente imprescindibile per un gnocco di qualità in osservanza alla più antica tradizione. Nulla toglie all’uomo e al professionista che stimiamo e continueremo a leggere e ad ascoltare.

GNOCCO FRITTO
di Davide Paolini

E’ un abbuffata il mio legame con lo gnocco, che mi ha costretto a passare una notte d’agosto in bianco a girare intorno al Duomo per digerirne ben diciassette, ognuno dei quali con un accostamento diverso (uova, cipolla, culatello, prosciutto, rucola, salame, squacquerone, uva, ecc.) in una trattoria di Soliera, i Lancellotti chiusa ma con cucina aperta. L’indigestione però non mi ha fermato perché all’Osteria Salumeria Giusti di Modena più volte ho rasentato quel record che mi ricorda il “Tugnazz” dell’Artusi, un personaggio che scommette sul numero di salsicce e cappelletti che riesce a mangiare.
Già a vederlo mentre frigge nello strutto, lo gnocco “arrapa”, vien voglia di aggredirlo, rubarlo di mano alla azdora che ancora lo gira e lo rigira. Dorato e croccante, è pure elegante cosi rigonfio che può far correre fantasie erotiche. Sottile, di pasta sfogliata e tagliata a rombo, parla pure … comunica, manda segnali perfino all’udito con il suo “sfrigolio” appunto nello strutto.



INGREDIENTI
300 g di farina
5 g di lievito di birra
150 ml di acqua
Olio extra vergine di oliva per friggere
sale

PROCEDIMENTO
Diluire nell’acqua il lievito, aggiungere la farina, il sale e impastare bene. Lasciar lievitare l’impasto per 2-3 ore circa, poi stendere la pasta in uno spessore di 5 mm e tagliarla a rombi. Friggere in olio bollente.

  
Appunti di Davide Paolini tratti dai seguenti volumi:
“Gastronauta: Le ricette della memoria e l’arte di fare la spesa”
di Davide Paolini, Sperling & Kupfer 2005
“Il mestiere del Gastronauta”
di Davide Paolini, Sperling & Kupfer 2005

lunedì 28 gennaio 2013

il GNOCCO nel 1600


400 anni di storia 
di Luca Bonacini



Marino Marini infaticabile storico della cucina italiana non depone certo la penna, continuando a sfornare volumi a carattere saggistico, mentre esercita la sua preziosa funzione di mentore per i tanti studenti, docenti, appassionati, che orbitano intorno ad Alma, esclusiva scuola internazionale di cucina all’interno della Reggia di Colorno (Pr), a cui ha donato 10.000 volumi, e dove condivide i saperi acquisiti nella sua carriera. E’ uno dei fondatori di Slow Food, storico della cucina e collezionista bibliofilo, giornalista e saggista, e ha dedicato una intera pagina al gnocco, nel suo volume sui cibi memorabili italiani: “Tra le province di Modena e Reggio Emilia ha grande successo il gnocco fritto, che a Parma diventa torta fritta e, a Ferrara, Pinzino. Ne parla Carlo Nascia in un trattato del 1659 e lo battezza “pasta a vento”, come fosse una nuvola fritta. Si tratta di un pezzetto di pasta lievitata, tirato con il matterello, tagliato a rombi e cotto in strutto bollente. La lievitazione farà si che durante la cottura si gonfi e dopo averlo scolato e depositato su carta assorbente subito si servirà accompagnato da salumi, pesto o formaggi. I reggiani preparano però anche le chizze, un disco di pasta spalmato di burro e formaggio parmigiano reggiano grattugiato, quindi ripiegato due volte per ottenere un triangolo che una volta fritto si alza e si gonfia”.

Gnocco o Torta fritta tradizionale
Ingredienti :
1 kg. di farina bianca tipo “0”,
15-20 g di sale fino,
150 ml di acqua minerale circa.
Preparazione :
disporre la farina a fontana ed impastare in modo deciso, mescolando la farina e il sale, diluendo con l’acqua necessaria. Lavorare fino ad ottenere un impasto omogeneo e morbido. Tirarlo ad uno spessore medio di 2 mm a forma romboidale. Friggere in strutto bollente a 200° C, scolare quando il gnocco abbia raggiunto la doratura leggera (occorrono pochi secondi). Qualcuno preferisce unire anche un cubetto di lievito di birra, procedete provando le varie versioni e scegliete quella che più vi aggrada. Accompagnate con salumi del parmense: prosciutto crudo, spalla cotta, salame di Felino, salame Strolghino, culatello, fiocchetto, coppa o bondiola …


Marino Marini, “La Gola”
Viaggio tra sapori, storie e ricette d’Italia
con prefazione di Gualtiero Marchesi
Food editore, Parma 2009

venerdì 25 gennaio 2013

PAVAROTTI & il GNOCCO


Il GNOCCO del MAESTRO
di Luca Bonacini


Grande tenore e formidabile gourmet, Luciano Pavarotti era amante delle cose buone di Modena e non solo, avendo girato il mondo più volte aveva conosciuto la gastronomia nella sua più ampia accezione, quanti pranzi e cene di rappresentanza a cura dei più celebri chef del momento, prima o dopo un concerto, accanto a premier, ministri, e capi di stato, onorati di essere in compagnia di una delle voci indimenticabili del nostro tempo, e quante volte insieme a Giulio Bonacini, uno dei tre amici fedeli della briscola, mentre ci si preparava al rito del pranzo: “csa magnammia incò? (cosa mangiamo oggi?)” momento clou della giornata del tenore. Lo zio riservato di natura quando ne ha voglia mi racconta piccoli aneddoti “del suo amico Luciano”e di quando negli ultimi anni della carriera aveva chiamato accanto a sé lui, Luciano Ghelfi e Giorgio Maletti amici fin da bambini. Anni indimenticabili nei quali loro già in pensione seguivano la stella Pavarotti - per loro solo Luciano - nei teatri delle maggiori capitali del mondo, per lunghe tournè richieste a furor di popolo, malgrado Pavarotti avesse ormai dato l’addio alla carriera. Quattro pensionati di cui uno di lusso, sempre con la valigia in mano tra New York, Londra, Pechino, mentre si rafforzava l’antica amicizia mai spenta, che risaliva ai tempi di quando erano ragazzi e giocavano a football nell’Invicta all’ombra del campanile di San Faustino, fino agli ultimi anni della malattia quando rimanevano a dormire nella stanza accanto al Maestro, che bloccato in un letto li voleva accanto a sé per scherzare, ricordare i vecchi tempi e per l’immancabile partita a briscola. Tra le sue abitudini gastronomiche e le sue preferenze, come i tortellini in brodo, le tagliatelle al ragù, la terdura, e una inaspettata passione per la cucina cinese, se ne ricorda però una che riguarda il gnocco fritto. A raccontarla è l’ex gestore della Casa del Gnocco fritto a S.Maria di Mugnano, dove da parecchi anni ormai c’è un bar ristorante che in prossimità di un rilevatore di velocità, frigge gnocco fritto dall’alba fino al primo pomeriggio attirando, camionisti, agenti di commercio, e impiegati che corrono in ufficio. Un vero e proprio tempio della modenesità che anche dopo il cambio di gestione avvenuto da circa un anno, offre il pezzetto di gnocco fritto ben caldo. Una tentazione a cui è difficile resistere, e che non si faceva mancare neppure Big Luciano, che usava fermarsi con il monovolume nel parcheggio antistante, e rimanendo in auto si faceva preparare la prelibata losanga di gnocco per gustarsela in santa pace. Un rito quotidiano che si perpetrò fino a pochi mesi dalla morte.

mercoledì 23 gennaio 2013

CUGINI : LA PIZZA FRITTA


PIZZA FRITTA
di Luca Bonacini



Chi non vorrebbe partecipare a una missione di questo tipo. Perlustrare il territorio alla ricerca della tradizione gastronomica più antica. Si potrebbe pensare che si tratta di un attività che non richiede specializzazione, che ci vuole a sedersi e a mangiare ? L’assaggio a certi livelli invece richiede conoscenza, sensibilità e grande allenamento, tutti noi da bambini siamo dei formidabili assaggiatori disponendo di 10.000 papille gustative, che poi mentre passiamo dall’infanzia all’adolescenza, diminuiscono fino a dimezzarsi. Alcuni di noi per qualche motivo genetico mantengono anche in età adulta un numero elevato di papille gustative, e quindi un eccezionale capacità di amplificare gli aromi e i sapori che vengono a contatto con lingua e palato, capacità cognitiva che se messa a disposizione del mondo alimentare e della ristorazione può diventare una professione bellissima e ben remunerata. Ma anche l’allenamento può fare tanto, soprattutto concentrandosi su un determinato alimento o vino e iniziando con esso un percorso fatto di frequenti assaggi. I Cavalieri de Gran Gnoc deputati dalla Confraternita agli assaggi del miglior Gnocco fritto a Modena e nella penisola, in questi mesi hanno dato prova di conoscenza e capacità. Grazie al loro apporto intellettuale e sensoriale, anche questa settimana ci forniscono la segnalazione di una specialità che pur arrivando dal centro-sud ha molto a che spartire con il Gnocco Fritto modenese: la Pizza Fritta. Prodotto alimentare tipico dell'alto Lazio, della Campania e della regione Reatina fino ad Amatrice, è riconosciuta come prodotto agroalimentare tradizionale della regione Lazio, nell’aspetto ricorda il gnocco fritto emiliano, da cui probabilmente derivano tutte le pizze fritte laziali (Pizz fritt in vernacolo locale) che sono prodotte con pasta di pizza fritta, e possono venir mangiate con affettati come prosciutto, salame o lonza. In origine venivano preparate prevalentemente per verificare il grado di lievitazione del pane fatto in casa. Di solito, durante la frittura, le pizze fritte si gonfiano, per cui presentano una parte interna vuota, che è ideale riempire con del companatico. Eventuali pizze fritte sottili e senza interno morbido possono essere condite con la crema cioccolato, dopo essere state eventualmente cosparse di zucchero. Vanno mangiate molto calde. Nella cucina napoletana, con lo stesso nome si indica il calzone fritto (il tipico contiene ricotta, cicoli e salame), che ovviamente differisce dalle pizze fritte laziali perché queste ultime non hanno ripieno. Nella provincia di Avellino la pizza fritta è equivalente a quella dell'alto Lazio solamente che in questo caso viene gustata così com'è oppure con l'aggiunta di menta e rosmarino (soprattutto nel paese di Nusco). Ogni anno, il secondo sabato di ottobre si tiene a Strangolagalli (FR) la "Sagra della stesa". Tradizione che va avanti da oltre dieci anni. Le pizze fritte vengono servite semplici o con l'aggiunta di vari affettati, formaggi o verdure. A Cervaro (FR) da qualche anno viene organizzata una giornata della pizze fritte con aggiunta di mortadella. Nelle frazioni di alcuni paesi della Valtiberina (a Citerna in ottobre e a Cortona in dicembre) vengono organizzate sagre della Ciaccia fritta che è la versione aretina di questo piatto. Le pizz-fritt di Cervaro, hanno una lunga tradizione e mai le massaie cervaresi utilizzavano lievito di birra, prelevavano invece una piccola parte dell'impasto che costituiva il loro lievito per i prossimi impasti, la lievitazione durava una nottata intera . Il lievito veniva prestato alla massaia vicina che a sua volta ripeteva l'operazione quindi diveniva una sorta di catena di S. Antonio perché a quel tempo si panificava a turno in ogni famiglia del borgo. Nella sagra di oggi, il lievito viene preparato per l'occasione allo stesso modo, ma la particolarità delle "pizz-fritt" Cervaresi sta nella fase successiva, il modo di cuocere la pasta del pane, in questa operazione vi è tutta la praticità e manualità ed accorgimenti delle massaie che per anni hanno panificato in casa per la propria famiglia.

domenica 20 gennaio 2013

IL GNOCCO della VEZZALI


Valentina Vezzali : 
“Sul mio podio del cibo 
gnocco, lasagne e cappelletti di mamma.”



VENEZIA - Valentina Vezzali, atleta simbolo dello sport italiano, è passata per una volta dal fioretto al tavolo verde, facendo da madrina al torneo più esclusivo di Poker Texas Hold’em al Casinò Ca’ Vendramin Calergi di Venezia. La Notte del Poker Club Lottomatica è l'occasione per saperne di più su come si mantiene in forma e che rapporto ha con il cibo, anche ora, che ha annunciato la sua seconda maternità: «Aldilà dell’attività in palestra, mi piace farmi coccolare con dei massaggi rilassanti. Ne ho provati di tantissimi tipi: dallo Stone massage al Thai massage. Anche quello ai piedi è molto gradevole. Mi piace sperimentare le varie tipologie di massaggio, comprese le vasche idromassaggio: sia a casa che nei centri benessere. E poi non mi faccio mai mancare le pulizie del viso, la manicure, la pedicure, le cerette. Insomma tutto l’occorrente per sentirmi bene, a mio agio». Passando al cibo, qual è il suo piatto preferito? «E' la domanda più difficile in assoluto, almeno per me. Fare una classifica è praticamente impossibile. Adoro mangiare, sono una buongustaia, anzi una buona forchetta. Mi piacciono tutti i primi, ma anche i secondi non scherzano. Al primo gradino del podio piazzo le lasagne in bianco di mia mamma, con formaggi di ogni tipo. E poi i suoi cappelletti fatti a mano che ho imparato sin da piccola a fare anche io: mi divertiva stendere la sfoglia. E poi i tortelli alle erbe o alla zucca e lo gnocco fritto con tutti quegli adorabili salumi affettati. Mio marito è napoletano, quindi ho imparato ad apprezzare anche i paccheri e tutti i tipi di pesce possibile. Insomma, forse facciamo prima se dico cosa non mi piace. Se posso infatti evito molto volentieri rape rosse, coniglio e insalata russa. Tolte queste tre pietanze, mangio tutto!».

Crediti : Il Messaggero.it - Immagine: wordpress.com

giovedì 17 gennaio 2013

IL GNOCCHINO del VOLONTARIO


GNOCCO & SOLIDARIETA'
di Luca Bonacini




Eroi silenziosi senza un nome che tutti i giorni escono di casa e raggiungono la sede dell'associazione di volontariato. Un esercito di manager, casalinghe, pensionati, studenti, persone in mobilità, esodati, e persone di buon volontà che dopo il caffè verranno assegnati a un servizio che tutti i giorni cambia, saliranno sugli automezzi per recarsi a casa di persone che soffrono, e sono nella solitudine, incontreranno il disagio cercando di portare il sorriso e saranno a disposizione delle centinaia di persone che anche nella nostra città non possono fare a meno di una mano. Una goccia nel mare si potrebbe pensare, invece un sostegno importante per quella parte della città che non ce la fa da sola. Chi non ha avuto un parente o un amico in quello stato ? Quel tragitto diventa uno scambio di confidenze, e allora ecco la vecchietta che ricorda gli amori della gioventù a rate (ti dirà l’altro pezzetto domani), personaggi della Modena di ieri che ne hanno viste tante, come Angelo che suonava al Garden, e tirerà fuori dalla tasca un’armonica improvvisando una suonata per tutti i passeggeri, Giovanna che è stata una delle prime donne a emanciparsi anche se aveva il marito che alzava un po’ troppo il gomito, Eros che faceva il portiere d’albergo, e Maria che non ha più nessuno. Momenti di autentica condivisione quando Norina mette la mano alla borsa ed escono caramelle che offre con riconoscenza. Piano piano ci si comincia a conoscere, e arrivano le sgridate se si è arrivati tardi, o se il tragitto per raggiungere l’ospedale o l’abitazione di un parente è stato troppo lungo. Il servizio della consegna dei pasti poi ti porta nelle case di chi è solo o non autosufficiente , non conta che ci sia traffico o tante persone da aiutare, bisogna essere puntuali. Si parlerà del clima, e dei bei tempi andati ma per molti sarà l’unica occasione di vedere qualcuno. E’ un servizio insostituibile, anche se non sempre il menù accontenta tutti, ma è preparato con cura ed è caldo, e diventa momento di incontro. Può esserci anche da portare un ammalato a parecchi chilometri da Modena e l’equipaggio formato dai due volontari saprà far bene, cercando di essere di aiuto, ascoltando i ricordi di una vita condensati in pochi minuti, o poche ore. Si, forse c’è tempo per farsi un pezzetto di gnocco al solito bar, prima di affrontare un’altro viaggio.

martedì 15 gennaio 2013

il GNOCCO SBAGLIATO del CORRIERE


bufale

Il GNOCCO 
(sbagliato)
del
CORRIERE della SERA
di Luca Bonacini

Sempre più spesso si assiste a un imbarbarimento della tradizione culinaria italiana, con internet poi sono aumentati copia e incolla e svarioni. Visto che questo spesso succede anche al gnocco fritto, da questa settimana, vi segnaleremo grazie alla collaborazione dei Cavalieri de Gran Gnoc sguinzagliati sul territorio, le bufale clamorose sul gnocco, ovvero le ricette evidentemente sbagliate che vengono pubblicate sul web e che stravolgono la ricetta tradizionale modenese. Cosa succede al Corriere della Sera, da sempre il giornale italiano più autorevole ? Non è obbligo deontologico del giornalista verificare attentamente una notizia prima di pubblicarla ? Non fa parte della più alta tradizione giornalistica dei Monelli, dei Montanelli, dei Bocca, dei Biagi dare seguito a un controllo delle informazioni ricevute prima di darle alle stampe ? Beh questa volta registriamo che il quotidiano più seguito, di cui sono assiduo lettore, scivola proprio sul Gnocco.  Gnocco Fritto, banalizzato e travisato nella sua più antica tradizione che prevede una ricetta tra le più semplici, ma proprio per questo non cosi facile da eseguire, che come sapete da anni difendo attraverso la Confraternita del Gnocco d’Oro che mi onoro di presiedere, e che mi impone di segnalare questa svista, segnalatami da alcuni Cavalieri de Gran Gnoc attenti lettori del web. Una ricetta pubblicata sul corrieredellasera.it nella quale non c’è ahimè nulla di esatto, dagli ingredienti alla preparazione fino addirittura al vino consigliato. Non posso non indignarmi (bonariamente) nell’ accorgermi ancora una volta di quanto non si conosca della gastronomia nazionale e di quanto in taluni casi venga scritto di temi che non si padroneggiano. Errori grossolani che il Gnocco Fritto non si merita, un cibo cosi antico che risale ai banchetti ducali cinquecenteschi della corte Estense e probabilmente ancora più indietro, e che rivendica dignità e rispetto. Ma continuerò a comprare il Corriere …

Ecco la ricetta incriminata:


INGREDIENTI PER 4 PERSONE

• 330 g di farina
• 100 g di burro
• 20 g di lievito
• olio di oliva per friggere
• sale

PREPARAZIONE

Stemperate il lievito in 1 dl di acqua tiepida. Disponete la farina a fontana sulla spianatoia, unite al centro una presa di sale, il burro ammorbidito e tagliato a pezzetti, l’acqua con il lievito; amalgamate gli ingredienti e impastateli fino a ottenere un composto liscio e omogeneo. Copritelo e lasciatelo lievitare per circa 40 minuti in luogo protetto da correnti d’aria, per esempio in un forno tiepido spento. Stendete l’impasto con il matterello a uno spessore di 5 mm sulla spianatoia infarinata. Ritagliate tanti dischi utilizzando uno stampino tagliapasta o un bicchiere capovolto. Scaldate in una padella abbondante olio (tradizionalmente strutto) e, prima che sia fumante, immergetevi i dischi di pasta finché diventeranno ben gonfi e dorati in modo uniforme da entrambe le parti. Sgocciolateli con un mestolo forato e adagiateli su carta assorbente da cucina. Serviteli ben caldi. Lo gnocco fritto spesso è servito aperto a metà e farcito con una fetta di zampone caldo, più comunemente è accompagnato da salumi locali come la coppa o la pancetta.

IL VINO GIUSTO
Piatto poco corposo, ma grasso; vanno pertanto scelti vini di corpo sottile e ricchi di anidride carbonica come la Malvasia dei Colli Piacentini frizzante, o il Pignoletto dei Colli Bolognesi frizzante.

ORIGINE: EMILIA ROMAGNA
DIFFICOLTÀ:minima
PREPARAZIONE: 20 minuti più 40 minuti di lievitazione
COTTURA: 20 minuti


Cosa non andava ?
La ricetta originale non prevede lievito e burro nell’impasto, e olio nella frittura ma solo strutto. L’abbinamento con la fetta di zampone non si è mai visto, sono consigliati prosciutto crudo Modena Dop, Ciccioli, Mortadella ... mentre il vino da consigliare in primis è il Lambrusco meglio se di Sorbara.

lunedì 14 gennaio 2013

GNOCCHI A DOMICILIO


toy-chef

Ancora una volta la parola gnocco sinonimo di ironia, buona cucina, tradizione, ed allegria: Milano, nasce un sito di chef a domicilio con un insegna davvero curiosa: “lognoccoincucina.it”

Cuochi in vendita:
venite a conoscere 
lo gnocco in cucina
di Lorenza Fumelli



Più veloce di Usain Bolt, la notizia della recente nascita di un sito piuttosto curioso ha contagiato diversi profili di facebook in sole 48h. Sto parlando de Lo Gnocco in cucina. Lo ripeto: vu-vu-vu-punto-lognoccoincucina-punto-it. Per togliere ogni dubbio, non si tratta del solito foodblog e lo gnocco non indica affatto un piatto tradizionale italiano a base di patate che si mangia il giovedì. Niente patate. E’ in effetti il maschile dell’espressione popolare un po’ sconcia che indica in genere una fanciulla giovane, formosa e di bell’aspetto: la gnocca, appunto (traballo sul filo della censura). Lo gnocco, per proprietà transitiva, è dunque un uomo giovane, prestante, di bell’aspetto. Da subito un paio di domande: Cosa ci fa ‘sto benedetto gnocco in cucina? Cucina, naturalmente. E qual è il valore aggiunto della sua gnocchitudine? Ecco, questo è quanto ci impegneremo a verificare, con il vostro aiuto. Aprendo il sito arriva la risposta ufficiale: “lo Gnocco in Cucina è un servizio di animazione gastronomica a domicilio che opera a Milano. Una serata con un singolo gnocco cuoco che preparerà direttamente a casa tua il menù che preferisci oppure la realizzazione personalizzata di una festa privata o di addio al nubilato”. Entriamo nel dettaglio. Per poter navigare il sito è necessaria la registrazione (gratuita), una volta registrati si ha accesso a diverse informazioni, tra cui i menù. Sono 7 e portano i nomi di erbe aromatiche come maggiorana, timo, aneto, sesamo, ginepro. Roba di “Tacchino alla senape e marroni con tortino” o “Tortino al cuore morbido di cioccolato con crema al mascarpone”. Dopo i menù ci sono loro, il piatto forte, i giovani cuochi. Oltre ad ammirarli in belle foto con muscolo a favore di fotocamera, è possibile leggere alcune informazioni su passioni e interessi, e persino votarli. Una volta scelto il proprio gnocco, sarà possibile decidere anche il suo abbigliamento: casual, elegante o “a sorpresa” (se ne avete il coraggio). Va bene, d’accordo, ve li facciamo vedere, ma prima non trattengo un quesito.
E’ questo un altro effetto della sex-revolution (capovolgimento dei ruoli tra i sessi) tipo: signore agé munite di toy boy o l’arrivo di siti porno solo per donne come il francesissimo e nuovissimo Dorcelle (NSFW)? Oppure è l’ennesimo prodotto commerciale di una società ormai irrecuperabilmente cucinocentrica? O le due cose insieme? Chi può dirlo. Di certo possiamo affermare che Lo Gnocco in Cucina non vuole soddisfare solo i palati delle signore della Milano bene, ma anche stuzzicarne la vista grazie alla compagnia di un uomo giovane e soprattutto bello. Che c’è? Vi fischiano le orecchie?


Crediti : Dissapore

mercoledì 9 gennaio 2013

I CUGINI : LA FERSULLA

Cugini del Gnocco
La Fersulla di Grondona
di Luca Bonacini


Una frittella fatta con la farina e lievito sta per diventare un prodotto a marchio De.Co. Si è infatti riunita la commissione comunale di Grondona (Al)che valuterà il disciplinare presentato dalla Pro Loco, detentrice della ricetta originale tramandata dalla famiglia Tassistro  e riscoperta quasi per caso da Anna Maria campi Garrone. La fersulla diventerà il simbolo del paese della valle Spinti e un volano di promozione turistica: “presto valuteremo anche altre De.Co – dice il sindaco Sassi – come le castagne, i funghi e il formaggio Marzocco”. La ricerca ai cugini del Gnocco Fritto Modenese, e a quei prodotti che rappresentano la più antica tradizione del cibo fritto italiano, non conosce soste, grazie all'abnegazione dei Cavalieri de Gran Gnoc sguinzagliati sulle strade della penisola, ecco una gustosa segnalazione che giunge dall’alessandrino, e in particolare dalla località di Grondona, dove spopola “la Fersulla”una specialità Piemontese Locale celebrata ogni anno in una sagra, un momento conviviale irrinunciabile per la popolazione autoctona. “Capra, Fersulla e formaggio Marzocco, degustati in una sagra giunta quest’anno alla ventiseiesima edizione. Il Marzocco è un formaggio riscoperto da un produttore locale e che si appresta a bissare il successo di un altro formaggio tornato in auge solo da qualche anno, il Montebore. Un prodotto tipico del territorio, per il quale è stato avviato l'iter di richiesta della Dop: il Marzocco, un formaggio prodotto per ora da una sola cooperativa locale, La Tuala con latte ovino e capirno munto fresco ogni mattina nelle stalle e pascoli del luogo. "Si tratta di un prodotto nuovo, la cui produzione assolutamente artigianale è stata intrapresa solo recentemente e, per il momento, ancora in modesta quantità in attesa di poter ottimizzare e completare il gregge. - spiega il presidente della Pro Loco di Grondona (Al)Marcello Ghelardi - Ad oggi il prodotto ha riscosso un buon successo di mercato ed i positivi giudizi espressi nelle varie sedi in cui è stato proposto inducono a ritenere che lo stesso possa diventare un simbolo della Valle Spinti e, segnatamente, di Grondona". La fersulla, invece, una sorta di frittella di pane consumata calda con affettati o cioccolato, è già riconosciuta da tempo come il prodotto tipico del paese della valle Spinti. Fu riscoperta un quarto di secolo fa, appunto, dall'allora presidente della Pro Loco, la signora Garrone. Dalle prime feste in piazza ad oggi di tempo ne è passato parecchio, ma la ricetta, conservata gelosamente dalla Pro Loco, non è cambiata. Solo un dato: lo scorso anno dalle cucine dell'associazione sono state sfornate circa 3 mila frittelle a sera. Anche per la Fersulla il comune ha recentemente aperto la procedura per il riconoscimento della De.Co, denominazione di origine comunale.

Crediti : Irene Navaro

lunedì 7 gennaio 2013

LA FOTO PIU' BELLA del Concorso "Gnocco d'Oro 2012"

LA MIGLIOR FOTO
PREMIATA AL CONCORSO FOTOGRAFICO “GNOCCO D’ORO 2012”

La foto di Roberto Carnevali
che si è aggiudicata il Primo Premio
la potete trovare sulla nostra pagina facebook


Roberto Carnevali modenese, vince il primo premio al concorso fotografico Gnocco d’Oro 2012.
Oltre cinquanta le immagini inviate alla redazione del concorso, e nessuna interruzione per i lavori del comitato, neppure all’ora di pranzo, malgrado le foto indulgessero alla gastronomia modenese più succulenta, un lavoro duro che ha avuto termine solamente dopo una lunga camera di consiglio per i Cavalieri de Gran Gnoc impegnati nella difficile selezione. Gnocco, gnocco, gnocco, e ancora gnocco, alla fine i giurati non hanno potuto che suggellare il momento cruciale della scelta della foto più significativa, con una prelibata coppia fumante in uno dei locali della Confraternita. Nei prossimi giorni la consegna a Roberto Carnevali dell’ambito riconoscimento.

Chi è Roberto Carnevali:
nasce a Modena nel 1968, dove lavora e vive. Respira la fotografia fin da ragazzo in famiglia e a 9 anni viene spronato a fotografare con una reflex Nikon completamente manuale. Autodidatta, apprende dalla madre il lato più estroso ed istintivo della fotografia, e dal padre un approccio più tecnico e meditativo all’immagine. Fotografo per passione, esplora il mondo dell'immagine nelle sue poliedriche forme. Ha una forte predilezione per il bianco e nero, attraverso il quale costruisce le proprie visioni e suggestioni. Ama raccontare le storie che gli stanno a cuore, predisponendo percorsi fotografici che portano lo spettatore a diretto contatto con emozioni e sensazioni. Contaminazioni, influenze  ed ispirazioni al suo modo di creare immagini, vengono soprattutto da musica e letteratura (Dylan, Springsteen, Shakespeare). Roberto è un promotore della cultura fotografica: predispone e cura personalmente corsi di fotografia, tutorial tematici, incontri a tema e seminari. Le sue immagini sono oggetto di numerose pubblicazioni, mostre, proiezioni.  Ha collaborato con: Art+commerce/VOGUE, Vogue Italia, Lifestyle Mirror magazine, Nikon, Epson, Range Rover, Livein magazine, Il resto del Carlino, Il Tirreno, Foto Cult, Fotografia Reflex, Nadir magazine, A Tavola, MaxArtis, BelleFoto, GraphicMania, Università La Sapienza, Emilia Romagna Turismo, Repubblica.it, Biblioteca "Enzo Ferrari”, Modena Economica. Come artista è rappresentato dall’agenzia Art+commerce/VOGUE di New York.


Roberto Carnevali was born in Modena (Italy) in 1968, where he still lives and works. As a kid he grew up breathing photography, having both parents very fond of it. At 9 years old he was encouraged to take pictures with a reflex totally manual. Self-taught, he learns from his mother the aspect more creative and instinctive of photography and from his father a more technical and reflective approach to the picture. Photographer for passion, he explores the world of the image in all its eclectic shapes. He has a strong taste for the black and white, through which he creates his own visions and fascinations. He loves to tell stories that he has at heart, preparing photographic paths that lead the viewer to a direct link to emotions and sensations. Melting-pots, influences and inspirations for his way to create images, come from music and literature (Dylan, Springsteen, Shakespeare). Roberto is a promoter of the culture of photography: he arranges and personally takes care of photography classes, thematic tutorials and themed gatherings. He collaborates with the editorial staff of many important magazines of photography. His photos are the subject of many publications, exhibitions and projections. Roberto has collaborated with: Art+commerce/VOGUE, Vogue Italia, Lifestyle Mirror magazine, Nikon, Epson, Range Rover, GraphicMania, Nadir magazine, Livein Magazine, Il resto del Carlino, Il Tirreno, Foto Cult, Fotografia Reflex, A Tavola, MaxArtis, BelleFoto, Repubblica.it, University La Sapienza, Emilia Romagna Turismo, University Library "Enzo Ferrari”, Modena Economica. As artist is represented by Art+commerce/VOGUE from New York.

domenica 6 gennaio 2013

GNOCCO BAR NEL MIRINO DEI LADRI

Ai ladri piace il Gnocco
di Luca Bonacini



A leggere la cronaca nera di queste ultime settimane sembra proprio che i bar della Confraternita del Gnocco d’Oro, siano stati presi di mira da furti e rapine. Quel profumino dunque a cui è cosi difficile sottrarsi piace anche ai ladri che pare siano particolarmente inclini a svaligiare i Gnocco bar del circuito nato nel 2011, in particolare nel modenese. Registriamo una situazione di grave preoccupazione da parte dei gestori dei locali colpiti come il Bar Bonacini nella via omonima gestito dalla simpatica e avvenente Maria che ha subito una rapina mentre stava chiudendo la saracinesca; il Bar Clic di Via Fratelli Rosselli ritrovo dei DJ degli anni ’70, gestito da Nick Solieri; il Bar Le Chat in via Emilia Ovest alla Madonnina, e potrei continuare … Probabilmente visto il momento difficile che stiamo tutti vivendo, si tratta di individui presi dalla disperazione, che sono andati oltre, superando lo steccato della legalità. Certamente per un gestore non deve essere molto rassicurante pensare che chiunque può, armi alla mano requisire il lavoro di un intera giornata e terrorizzare inevitabilmente una giovane banconiera che salutati gli ultimi clienti sta finendo il suo turno. Non possiamo fare altro che affidarci alle forze dell’ordine registrando per altro il loro costante impegno malgrado i pochi mezzi e le esigue risorse umane di cui dispongono, e fare quadrato intorno ai gestori di questi locali trasmettendogli la nostra solidarietà, segnalando per altro che uno dei rapinatori è stato pochi giorni fa assicurato alle patrie prigioni.

venerdì 4 gennaio 2013

IL GNOCCO PADRE di TUTTE le PASTE

IL GNOCCO
all’ORIGINE di TUTTO
Un interessante teoria dello scrittore ed esperto dell’alimentazione Stefano Scansani che vede nel gnocco il cibo primigenio da cui avrebbero avuto origine tutte le paste odierne.

di Luca Bonacini


La ricerca sulle origini del Gnocco non conosce soste, questa volta è un Cavaliere de Gran Gnoc della bellissima Mantova che ci segnala un'incredibile pubblicazione, uscita qualche tempo fa sul Tortello di Zucca, ad opera di Stefano Scansani responsabile delle pagine culturali della Gazzetta di Mantova, che dopo il volume:  “Fenomenologia del maiale” ha pubblicato anche : “Metafisica del tortello”, un insostituibile approfondimento sul Tortello di Zucca, una scrupolosa ricerca su questo piatto eccezionale, una pubblicazione dove si incontra un importante riflessione sul Gnocco Fritto modenese, considerato da Scansani secondo un'interessante teoria uno dei primissimi cibi dei nostri avi, da cui sarebbero nate tutte le paste ripiene. L’autore scandaglia i secoli bui andando a ritroso fino ai Greci e ai Romani, ripercorre la storia del tortello di zucca, sondando territori fino ad oggi inesplorati, inoltrandosi all’epoca di Marco Polo al quale viene attribuito impropriamente il merito di aver portato ‘la pasta’ dall’Oriente: ‘Non bisogna andare a Khanbalik che è l’odierna Pechino, ma a Modena, nel modenese e dintorni. E’ lo gnocco fritto. Che fuor di dubbio è pane, ma anche gnocco quindi pasta. Lo gnocco fritto (appunto perché gnocco) è un modello preistorico, insieme al pinsin ferrarese e alla torta fritta di Parma, un relitto delle preparazioni alimentari indecise se essere pane o pasta, incerte fra la pietra rovente, l’acqua in ebollizione o il grasso di frittura. Ci sarà pure stata una ragione (sempre logica) che ha coniugato il sostantivo gnocco all’aggettivo fritto.  Secondo il moderno e comune sentire e mangiare, lo gnocco fritto e lo gnocco di patate appartengono al dominio dei primi piatti popolari, che gli uomini hanno scolpito, modellato, trascinato, arrotolato, appallottolato, spianato, filettato, arricchito, farcito, condito, unto. La tagliatella emiliana deriva dallo gnocco, come i pizzoccheri della Valtellina, l’orecchietta pugliese, i tortelli di zucca della Padania orientale. Chi ha battezzato lo gnocco? I latini tardi, che per indicare la parte dura, centrale e rotonda di qualche cosa mischiavano le parole nucleus e nodolus? Oppure i Longobardi, che successivamente per dire nodo, nocca e osso alitavano knohha e più tardi njocco? Non si sa ed è meglio cosi. Quel che importa è che  i bocconi hanno originato tutto il resto e gli stessi bocconi hanno comunque cambiato nome e viaggiato di pignatta in pignatta con diverse identità.”

Fonti:
Stefano Scansani - “Metafisica del Tortello”
Editrice Tre Lune di Luciano Parenti - Mantova 2007