GNOCCO FRITTO,
LAMBRUSCO & COLLINE MODENESI
di Luca Bonacini
Dal
confine con la Toscana a quello con la Lombardia, dal reggiano al bolognese, il
territorio modenese è un’ enorme padella di strutto ben caldo che frigge ogni
giorno. Oltre cento bar, e circa duecento tra trattorie e ristoranti, immettono
quotidianamente nell’atmosfera quel seducente profumino, distribuendo l’irresistibile
pietanza. Si frigge un po’ dappertutto anche nei dintorni di Castelvetro, il
turismo eno gastronomico ogni anno riversa in questi luoghi magici migliaia di
turisti, che possono bearsi di un panorama raro, ritemprarsi con aria frizzante,
conoscere la buona cucina modenese, imprimendo nella memoria ben bene, i sapori
di questo territorio amato da Enzo Ferrari e da Luciano Pavarotti. Luoghi di
grande suggestione, lambiti ad est dal fiume Panaro e ad ovest dai torrenti
Tiepido e Guerro, all’interno ci sono colli, declivi, frutteti e ampi spazi
coltivati a vigneti, piccoli e preziosi borghi medievali, e tanti ristorantini,
alcuni dove vale veramente la pena di recarsi, per il livello qualitativo, e
per l’amichevole accoglienza. Il Gnocco regna indisturbato sovrano in tutti i
contesti conviviali possibili e immaginabili, e dopo un certo snobismo nel
quale era stato relegato per quasi un decennio, ha ripreso il sopravvento prepotentemente
e ora, incurante della concorrenza di sushi e sashimi, di nuovo accompagna gli
aperitivi con la A maiuscola, e le cene tradizionali che si rispettino, sia per
festeggiare con amici e la famiglia, che per accogliere come si deve chi viene
a Modena da fuori, anche e soprattutto per la cucina.
Si frigge senza incertezze
da queste parti, e ogni scusa è buona, una sagra, una festa dell’Unità, una
manifestazione sportiva, momenti di
sincera condivisione per stare insieme in allegria, come accadrà oggi
pomeriggio per il San Martino della Cantina Settecani, dove poter assaggiare
Gnocco e vino nuovo. Tra le mie mete preferite di quei dintorni c’è il Gnocco
di Cesare a Spilamberto; quello della Campagnola a Vignola; c’è il
Gnocco di Zoello, amato anche da Bartali, servito nella sala ristorante,
ma anche al bar adiacente per uno spuntino veloce; c’è quello del Divin Leone
di Levizzano, preparato alla maniera ligure; c’è quello detto dei frati, al ristorante
Il Colle a Puianello; c’è il Gnocco delle mie “baracche” giovanili da Zanichelli
a Torre Maina, e alla Siberia da Tonozzi poco più in là. Un cibo che mette d’accordo
tutti, a patto che sia cucinato con cura, nel rispetto della tradizione, e fritto
senza se e senza ma con lo strutto bollente, ma anche e soprattutto con un po’ d’amore.
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