Alla GAZZELLA salumi e gnocco da leccarsi i baffi
di Luca Bonacini
L’antica amicizia che legava Enzo Ferrari a quella famiglia, e l’amabile attenzione che i gestori Carlo e Maria Paola Venturelli, mettevano nella cucina e nel servizio, facevano si che il Drake consigliasse volentieri quel ristorantino di Gorzano. Si videro Montezemolo, Lauda, Regazzoni, Bergher, e non mancarono i personaggi dello spettacolo, con Dalla, Lavezzi, Noschese, tutti attirati da quelle mirabili tagliatelle al prosciutto, (a qualcuno servite con il solito rinforzo di ragù), quei maccheroncini alla Gazzella (con un segreto condimento di verdure), quel pollo alla cacciatora, e quel budino all’amaretto. Nel 1945 era un semplice e spartano edificio in legno, ad uso deposito, retaggio del breve dominio delle forze armate americane, poi tra gli alberi e la vegetazione, qualche anno dopo, comparvero alcune eleganti gazzelle in pietra, a simboleggiare il mal d’Africa dell’allora proprietario, cacciatore impenitente. Era il 1964 quando i Venturelli decisero di affrontare quell’avventura, rilevando terreno e chalet, per farne qualcosa di più di un bar, e si accorsero, che la gente veniva volentieri. Tra una partita di biliardino e un torneo di carte, mentre il juke-box suonava, si cominciarono a cucinare i primi piatti. Negli anni ’70 e’80 il locale raggiunse grande notorietà, e anche Giorgio Fini, formidabile ambasciatore della modenesità, ne era frequentatore, prenotando in alcune occasioni l’intero locale, fu grazie a lui se gli addetti ai lavori si accorsero della Gazzella, con lo chef Luigi Carnacina, allievo prediletto di Escoffier, il giornalista Vincenzo Buonassisi, e tanti altri che elogiarono e scrissero di quella prelibata e semplice cucina, fino alla chiusura nel 2002.
Le norme vigenti non consentono più di ristrutturare quell’edificio in legno, che viene demolito, ed è Luisa Venturelli, figlia dei fondatori, a ripartire il 30 luglio 2011. Un edificio completamente eco sostenibile, un impianto fotovoltaico, materiali fono assorbenti, sofisticata coibentazione, un’ampia cucina completamente a induzione, e sei comode suite. La fresca distesa all’esterno invoglia ad accomodarsi, la tradizione è al sicuro con le ricette di mamma Maria Paola, e ci sono ancora gnocco e tigelle come allora, a patto che siano sposati ai migliori salumi. Ed ecco i più buoni culatelli, e la mortadella Favola di Mecc Palmieri, oltre a un’interessante carta dei Lambruschi, da proporre ai nuovi clienti e a quelli vecchi, che con un po’ di nostalgia ricordano i tempi andati. Mai un passaggio di consegne è avvenuto sotto i migliori auspici, è vero che ora si concede qualcosa alla creatività, ma senza rinunciare alla tradizione, e nel giardino, c’è ancora l’ultima gazzella in pietra, saprà portare bene.
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