venerdì 1 febbraio 2013

il GNOCCO di SAN GEMINIANO


E' TORNATO il GNOCCO 
alla Fiera di San Geminiano
di Luca Bonacini


Un giorno atteso dai modenesi tutto l’anno, il giorno di festa per eccellenza San Geminiano. Un antica devozione al santo protettore della città di Modena che si esprime fino dall’anno 1000, quando i modenesi si riunivano in confraternite per prendersi cura della manutenzione e della luminaria della cattedrale. Fu nel 1106 che avvenne la solenne traslazione del corpo di San Geminiano dal sarcofago della preesistente cattedrale a quella attuale, dove anche oggi si può venerare il santo, “e vi furono festeggiamenti e onoranze con richiamo di folla”. Nel 1300 il Comune decretò che tutti i comuni e le ville dei luoghi del distretto di Modena si presentassero sotto il proprio vessillo a far offerte al santo, e che tutti gli uomini della città, entrassero in chiesa con ceri. Inizialmente dunque una fiera di banchetti dove acquistare cose necessarie al sostentamento e al vestire, fino a che le autorità permisero trombettieri, cantori, giullari, uomini con piacevolezze d’arti, di parole, e di graziosi giochi”. Nel 1400 “la secolare offerta dei ceri” fu definitivamente trasferita dal 30 aprile al 31 gennaio, e aumentò sempre più la sua notorietà, una moltitudine di contadini e cittadini trasformavano per un giorno la città, decine e decine di banchetti che nel 1700 occupavano la via Emilia e Piazza Grande “coccodrilli di latta, tramvai con cavallini dipinti di verde, rivoltelle a tamburo con le cartucce rosse, lingue di Menelik, bambole che muovevano gli occhi, mentre per gli adulti c’erano i gucciaroli, le arance, i porto galli di Sicilia”, a sera poi si sorteggiava la grande tombola che richiamava molta folla e concludeva i divertimenti della fiera di San Geminiano. Tempi duri quelli, nei quali non doveva essere semplice mettere insieme il pranzo con la cena, e nei quali fiumi di persone si riversavano nella città per una visita al santo e per godere di una giornata spensierata, acquistando un balocco per il bambino, mangiando qualcosa di caldo, e bevendo in compagnia. Oggi come allora è un appuntamento fisso che si ripete in ogni città d’Italia: a Reggio Emilia c’è San Prospero, a Milano c’è Sant Ambrogio, a Padova c’è Sant’Antonio e dovunque impera la passeggiata diligentemente pressati per raggiungere il centro della città, e comprarsi qualche cosa in allegria. Una delle caratteristiche del cambiamento però è che sempre di più è diventata una fiera dove trovi di tutto tranne le tipicità locali, in un fiorire di specialità che vengono da ogni dove, qualche volta di dubbia qualità, ed è pieno di bancarelle che somministrano di tutto e di più. Una naturale conseguenza della globalizzazione? Certo ogni tanto si ha voglia di un panino alla porchetta Toscana, di una piadina romagnola con salsiccia, di una pizza calda, e di fiumi di birra, ma che nella festa più tradizionale della città si trovino sempre più raramente prodotti modenesi, può disturbare non poco, parliamoci chiaro, stavano sparendo i banchetti con le cose buone modenesi. Ecco perché mi ha fatto piacere accorgermi che da quest’anno c’è una piacevole inversione di tendenza: si sono tornati a vedere venditori di borlenghi e soprattutto venditori di gnocco che imperversano nuovamente, offrendo il loro miglior prodotto preparato all’istante. Per il momento la tradizione è salva.  

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