IL GNOCCO
è CASA,
il GNOCCO
è MEMORIA
di Daniele Soragni,
giornalista di Sorrisi e Canzoni
“Il gnocco fritto ce lo veniva a fare a casa l’infermiera dello studio medico del babbo (non l’ho mai chiamato papà) che allora curava i bambini in via Farini 20. Si chiamava Carla Strucchi, veniva almeno un pomeriggio al mese, il mercoledì perché quel giorno il prof. Erio Soragni visitava a Sassuolo. La Carla faceva la pastella in tinello (allora la sala da pranzo di tutti i giorni si chiamava così) con noi bambini, io Oliviero e mia sorella Simona, intorno al tavolo a guardare e dare fastidio finchè non ci davano una pallina di impasto che martirizzavamo fra le mani fino a farla diventare nera. Quando il babbo rientrava la Carla cominciava a friggere, estate o inverno, con la finestra aperta, ma quel meraviglioso odore di fritto restava fino al mattino dopo. Quando la Carla diventò vecchia andavamo noi a casa sua. Abitava al primo piano in Ciro Menotti prima del cavalcavia della Crocetta e si sentiva il meraviglioso odore del fritto ben prima di arrivare. Mamma portava gli affettati, i formaggi e il lambrusco che solo il papà non beveva perché nonostante avesse fatto la guerra con gli alpini era astemio. Si tornava a casa con le fette di gnocco rimaste avvolte nella carta gialla che usavano i macellai, pronte per essere inzuppate nel caffelatte la mattina dopo. Un anno di fronte a casa della Carla, che ormai non c’era più, hanno aperto un ristorante cinese e nell’aria è tornato l’odore del fritto, ma che differenza con quello di allora! Che strano come stessi, per definizione, odori possano essere così diversi se è il cuore a sentirli”.
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